Mario Vidor, uno dei fotografi italiani più interessanti e rappresentativi del momento, è stato ospite il 30 ottobre del circolo fotografico di Silea "Venetofotografia". L'incontro, che ha registrato una grande partecipazione di pubblico, si è tenuto presso la sala Tamai in via Roma.
Mario Vidor, oltre a dare voce a quel misterioso e al tempo stesso
etereo "Silenzio" che il fotografo riesce a imprimere in ogni immagine, ha esposto i suoi lavori, alcuni oggetto di lunghe e pazienti ricerche, aiutato con la proiezione di fotografie.
"Per realizzare al meglio un progetto - ha detto Mario Vidor - non bisogna avere fretta. Possono passare anche degli anni. Bisogna trovare la giornata giusta, con la nuvola o la nuvoletta al posto giusto, per scattare una foto adeguata al lavoro che si intende sviluppare". Per l'ultima opera pubblicata, dal titolo: "Chioggia nei giorni del disagio", l'autore ha raccontato di aver dovuto tornare sul posto più volte per completare il lavoro che aveva iniziato casualmente.
Mario Vidor ha sostenuto che non è necessario possedere una macchina fotografica costosa e all'avanguardia per fare delle belle foto. L'importante è sapere cosa si vuol fare, avere una buona intuizione e contare su un buon obiettivo. Non si è scandalizzato sull'uso di "Adobe Photoshop", che può essere sicuramente utile per ritagliare una fotografia.
E' seguito un articolato dibattito durante il quale l'esperto fotografo ha risposto a tutte le domande che gli sono state fatte.
Mario Vidor è nato a Farra di Soligo nel 1948. Dopo le prime esperienze pittoriche iniziate negli anni ottanta la sua attenzione passa alla fotografia. Lo affascina i maggiori maestri dell'immagine. La sua ricerca si
sviluppa in due direzioni: l'indagine storico-scientifica e il
linguaggio creativo.
Dopo la sua prima pubblicazione "Sulle terre
dei Longobardi" (1989), sono seguiti numerosi altri volumi di
fotografia e alcune singolari cartelle foto-litografiche.
Con il libro "Semplicemente Italia"
ha ricevuto a Pontremoli, nel settembre del 1992, il premio bancarella. Sono seguiti poi diversi altri prestigiosi riconoscimenti. Tra i più importanti
il premio “Carlo Goldoni” (1996) per la miglior fotografia Veneta, il
premio “Territorio Odissea 2000” a Macerata (1998) per il controverso
libro “Le torri di Babele” e il premio nella categoria “Fotografia
Creativa”, conferitogli a Orvieto nel marzo 2002 per il libro “Pagine
Bianche”. A Garda (VR) nel maggio 2003 ha ricevuto il riconoscimento B.F.I. dalla
FIAF.
Ha tenuto numerosissime mostre personali (oltre 280) nelle principali città italiane e all’estero.
Nel 1995 Mario Vidor è stato tra i soci fondatori del club di Pieve di Soligo "Fotografica", diventandone primo presidente, nonchè motore trainante del sodalizio, divenuto ben presto tra i circoli di maggiore spicco in ambito non solo territoriale ma, anche, nazionale. Uno dei fiori all'occhiello del circolo era la mostra internazionale di fotografia, ove ogni anno venivano esposte non solo fotografie dei soci, ma soprattutto di artisti emergenti di grande talento.
Testo e foto di Giampietro Comarella